Il 17 maggio il New York Times è uscito con un articolo interessante sulla Privacy in Cina. Un articolo che ha la sostanza e le finalità di un’inchiesta.

Il tema: i diritti fondamentali di libertà di pensiero e tutela della privacy. In Cina.

Ci sarebbe poco da dire di nuovo se il punto di partenza dell’inchiesta, partita qualche anno fa, non fosse il rapporto del colosso occidentale Apple col regime cinese.

Fino al 2016 gli utenti cinesi di Apple potevano contare, in termini di privacy, sul fatto che le chiavi per decriptare i propri dati erano salvate su server americani. Dal 2017, con la nuova legge sulla sicurezza informatica cinese, questo non è stato più possibile.

I dati degli utenti, anche quelli sensibili, sono attualmente su server cinesi .. insieme alle chiavi per decriptarli!

Apple, a partire dal 2017, per rimanere sul mercato cinese, ha aperto un data center completamente affidato a un’azienda cinese, la Guizhou-Cloud Big Data Industry Development Co., Ltd. (GCBD).

Il governo cinese è solito chiedere l’accesso ai dati dei propri cittadini alle varie aziende che ne sono in possesso. Apple, di solito attenta ai diritti di libertà e sicurezza dei propri utenti, ha dovuto, in questo caso, scendere a compromessi.

Leggiamo un piccolo estratto di cosa è riportato nei termini e condizioni del servizio offerto da GCBD:

Accesso al tuo account e al suo contenuto

(…) Riconosci e accetti che possiamo, senza responsabilità nei tuoi confronti, accedere, utilizzare, preservare e/o divulgare le informazioni del tuo account e il contenuto alle autorità, funzionari governativi e/o una terza parte, come riteniamo sia ragionevolmente necessario o appropriato, se legalmente richiesto o se riteniamo in buona fede che tale accesso, utilizzo, divulgazione o conservazione sia ragionevolmente necessario (…)

Cosa risponde Apple?

Tim Cook, amministratore delegato di Apple, ha rifiutato l’intervista per il NYT in occasione dell’uscita di questa inchiesta. Nel 2017, però, in una conferenza in Cina, ha espresso il proprio pensiero sulla politica aziendale in caso di regimi come quello cinese: “La tua scelta è: partecipi o rimani in disparte e urli come dovrebbero essere le cose? La mia opinione è molto netta: ti presenti e partecipi. Entra nell’arena, perché da bordo campo non cambia mai nulla “.

Gli interrogativi che ne sorgono, si capisce bene, interessano il sistema economico mondiale in generale.

Scendere a compromessi con regimi totalitari, a spese dei diritti degli utenti, può avere lo scopo secondario di ‘portare aria nuova di libertà’ o consolidano piuttosto il dispotismo vigente?

Cosa ne pensi?

Per saperne di più:

https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/apple-si-arrende-alla-cina-e-si-rimangia-i-valori-privacy/

https://www.nytimes.com/2021/05/17/technology/apple-china-censorship-data.html