La Pandemia ha dato tanto lavoro al Garante. È del dicembre 2020 la deliberazione per intensificare ispezioni a tappeto.

Il motivo? Il mondo è cambiato. Sì perché di questo si tratta. La legge corre dietro ai cambiamenti e cerca spesso di ‘aggiustare’, mettere pezze, e, un po’ ci vogliamo credere, proteggere i cittadini.

Si parla di nuovi scenari derivanti dall’emergenza sanitaria. Istintivamente lo sappiamo tutti di cosa stiamo parlando. Le motivazioni della determina: troppi i “rischi connessi alla maggiore dipendenza da dati e tecnologie anche in termini concentrazione del potere di mercato e di sorveglianza”.

In poche parole, siamo tutti connessi, i nostri dati sanitari sono ‘salvati’ in un sistema sanitario che è al collasso.

Quindi il Garante ha sguinzagliato anche la Guardia di Finanza e a febbraio già tre sono le multe verso altrettanti ospedali. Dati sanitari arrivati a chi non dovevano arrivare, a persone estranee o a parenti che..non dovevano sapere. Le multe ammontano ciascuna a circa €10.000. Nel calcolo sono stati sicuramente inclusi i disagi e le conseguenze subite dai pazienti (che, ricordiamocelo, sono persone in carne ed ossa).

Gli operatori sanitari, stremati, hanno commesso degli errori. E qui alziamo le mani.

Non serve additare chi ha sbagliato. Meglio sottolineare che le procedure interne sulla privacy non sono trasmesse con attenzione agli operatori.

Arriviamo al punto.

La Privacy è percepita, dai singoli e da alcune Aziende, come un non problema o almeno un mero ‘problema burocratico’.

Abbiamo bisogno delle multe per ideare procedure intelligenti e che servono davvero, o forse dobbiamo solo cambiare ottica. La Privacy serve. A noi. In ambito sanitario, evidentemente, ma ovunque.

E quindi speriamo in un cambio culturale. Le procedure sulla privacy servono non per rispettare le norme ma per evitare ‘grossi guai’ alle persone.

 

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