Multa a Glovo da parte del Garante per la Privacy. Motivo? La violazione delle norme sulla privacy e la gestione dei dati dei rider. L’imputato principale sembra esse l’algoritmo di chiamata.

Sembra infatti che vengano prodotti dati inesatti. Per di più non sembra possibile correggere manualmente gli eventuali errori.

Come riportato sul sito del Garante: “L’algoritmo non garantiva nemmeno procedure per tutelare il diritto di ottenere l’intervento umano, esprimere la propria opinione e contestare le decisioni adottate mediante l’utilizzo degli algoritmi in questione. La società dovrà anche individuare misure che impediscano utilizzi impropri o discriminatori dei meccanismi basati sul feedback dei clienti e dei partner commerciali.”

Questa azione del Garante è il risultato di un’indagine più ampia su società di consegna e i sistemi che vengono utilizzati per gestire i lavoratori.

Già nel 2020 una sentenza del Tribunale di Bologna aveva condannato l’algoritmo di Deliveroo. In quel caso il sistema di prenotazione delle gite dei rider non distingueva le motivazioni delle assenze e penalizzava alla stessa maniera assenze per futili o gravi motivi. Nello stesso anno una sentenza della Corte di Cassazione ha affermato che “i c.d. riders di Foodora hanno diritto alle tutele spettanti ai lavoratori dipendenti”.

Nel febbraio 2021 la Procura di Milano ha condotto un’inchiesta da cui sono emerse gravi carenze a livello contrattuale e di tutela dei lavoratori di molte compagnie di consegna cibo.

Nuovi modi di lavorare: a misura d’uomo?

La multa a Glovo non sarà un caso isolato. Nelle parole del procuratore di Milano Francesco Greco, una verità che sconcerta ma non stupisce: “Ci troviamo davanti a un sistema di organizzazione aziendale che funziona attraverso un’intelligenza artificiale”. Niente di male nell’intelligenza artificiale se esistono sistemi per monitorarne l’efficienza e la flessibilità .

Sarà possibile?

 

Laggi la notizia sul sito del Garante: leggi

 

 

 

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