Non si è ancora concluso il braccio di ferro tra gestori di Spid e Governo.

Per il momento è stato fatto slittare per la seconda volta il rinnovo delle concessioni fino a giugno 2023.

A fine 2022 infatti erano arrivate al capolinea quasi tutte le convenzioni dei gestori Spid; Aruba, Infocert, Intesa, Tim, Poste Italiane (che ha una fetta dell’81,4% dei profili Spid rilasciati) per citare solo i maggiori. Tutti con contratti stipulati per la prima volta nel 2017 e rinnovati nel 2019.

Dopo una grande spinta a far utilizzare ai cittadini questo sistema di autenticazione, il nuovo Governo sembra fare una brusca inversione di marcia.

Sulla questione, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per l’Innovazione Alessio Butti, si è così espresso: “Dobbiamo cominciare a spegnere gradualmente lo Spid e a promuovere la carta d’identità elettronica come unica identità digitale”. 

Secondo quanto da lui spiegato, il Sistema pubblico di identità digitale “non ha fatto breccia soprattutto tra gli anziani”. La CIE invece, “la carta d’identità elettronica gestita direttamente dallo Stato”, potrebbe essere una soluzione maggiormente efficace per identificare i cittadini nel mondo digitale.

Stando al monitoraggio sull’avanzamento della trasformazione digitale, in realtà c’è un testa a testa tra i possessori della CIE, che sarebbero quasi 32 milioni, e i 33 milioni di persone che ad oggi hanno attivato lo Spid.

Ma quali sono le differenze tra Spid e Cie?

Come si legge sul portale online, lo SPID rappresenta la chiave di accesso semplice e sicura ai servizi digitali delle amministrazioni locali e centrali. Permette di usufruire dei servizi web della Pubblica Amministrazione per effettuare iscrizioni, accedere a bonus e agevolazioni. Per attivarlo è necessario un documento (carta di identità, patente, passaporto), la tessera sanitaria, una email e un numero di cellulare.  Dopodichè per procedere all’attivazione, bisogna scegliere tra uno dei gestori di identità abilitati (identity provider).

In effetti questo doppio passaggio non è così “semplice” per chi non è avvezzo alle nuove tecnologie.

La CIE non è altro che l’evoluzione della carta d’identità cartacea. Ha il formato di una carta di credito con due microchip contenenti i dati personali del titolare e le informazioni per l’autenticazione online. Anche questa può quindi essere utilizzata per l’accesso ai servizi sul web delle Pubbliche amministrazioni. Inoltre permette di firmare documenti digitali attraverso la firma elettronica avanzata (Fea).

Mentre lo Spid viene rilasciato dai cosiddetti “gestori di identità digitale”, aziende private che si occupano di gestire la raccolta dei dati degli utenti e il loro interscambio con la Pubblica amministrazione, la CIE è invece gestita direttamente dai Comuni e dal Ministero dell’Interno e spedita direttamente a casa del cittadino dopo la richiesta all’ufficio Anagrafe, al costo di circa 20 euro.

L’autenticazione

Anche per quanto riguarda l’autenticazione online, i due servizi registrano delle differenze. Mentre l’accesso ai servizi via cellulare è abbastanza simile, il procedimento via computer è completamente diverso: a differenza dello SPID che non lo richiede, la CIE necessita invece di un software dedicato e un lettore di smart card.

Per quanto riguarda la sicurezza, il Sistema Pubblico di Identità Digitale garantisce una soglia di primo e secondo livello.

La Carta d’Identità Elettronica arriva invece al terzo livello, che è anche quello richiesto dagli standard fissati dall’Ue per l’identità digitale europea, che dovrebbe vedere la luce a partire dal 2025.

La situazione è ancora in fase di sviluppo. Le parti adesso dovranno definire il percorso evolutivo dell’identità digitale entro giugno, valorizzando i risultati raggiunti ma soprattutto garantendo la continuità operativa per cittadini, Pubbliche Amministrazioni e imprese.

 

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